Ecco la primavera, cosa fare con cactus e piante grasse? Tutte fuori o meglio aspettare?

La primavera, la cosiddetta bella stagione, è ormai cominciata: cosa fare con cactus e piante grasse? Portare all’esterno le piante tenute al coperto durante l’inverno? Togliere le coperture o gli strati di tessuto non tessuto? Riprendere ad annaffiare? Fertilizzare le piante? 

La primavera è la stagione della ripresa per tutte le piante e le succulente non fanno eccezione. Moltissime specie sono già in piena fioritura, come gli Stenocactus, gli Strombocactus, molti Turbinicarpus e diverse Mammillaria. Attenzione, però, tra la fioritura e la ripresa vegetativa c’è differenza: una pianta può fiorire anche se non ha ripreso in pieno a vegetare. Semplicemente, il suo periodo di fioritura è questo e la pianta lo rispetta anche se sta ancora uscendo dallo stato di “dormienza” invernale. Per quanto riguarda le temperature, ovviamente c’è grande differenza in base alla zona in cui si coltiva, quindi in alcune regioni del Sud le minime notturne possono già essere superiori a 10 gradi, mentre al Nord abbiamo ancora valori relativamente bassi, attorno a 2 o 3 gradi. Questo fattore è fondamentale per capire se possiamo spostare le nostre piante all’esterno o meno. Altrettanto importante è il momento della ripresa della annaffiature. In questi giorni si può cominciare a bagnare cactus e succulente o è meglio attendere ancora un po’? Infine: con l’inizio della bella stagione è necessario effettuare alcuni trattamenti con prodotti fitosanitari o si può evitare questa pratica?

Vediamo tutto in dettaglio nell’articolo che segue, così da muoverci correttamente ed evitare problemi o marciumi ai danni delle piante. (…)

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Come coltivare i cactus: il vademecum con le 10 cose che devi assolutamente sapere per evitare errori

Sole pieno? Ma che ne vuoi sapere, la finestra sul pianerottolo basta e avanza! Terriccio? Io lo compro pronto al supermercato, è perfetto. I vasi? Più piccoli sono e meglio è: guai a lasciare più di mezzo centimetro tra la pianta e il bordo… E via così, a suon di amenità, false convinzioni, “sentito dire” che assurge rapidamente a dogma perché… perché l’ha detto il tizio là su Facebook e quello si capisce subito che è uno che se ne intende perché ha le luci giuste e il montaggio pare gliel’abbia fatto Kubrick. Battute a parte, quante fesserie tocca ancora oggi sentire riguardo alla coltivazione dei cactus? Quanti “influencer” improvvisati cavalcano la cresta dei social sospinti dal Maestrale dei like (già, i like, che in gergo vengon detti “le metriche della vanità”…) e, forti per l’appunto di legioni di followers e pollicioni in su, ammanniscono lezioni e conferenze ammiccando dai monitor, svelandovi “5 trucchi fantastici che non conosci sui cactus” o “come passare dal seme alla pianta in fiore in 35 secondi netti”. Oppure, con atteggiamento a metà tra il cospiratorio e l’aummaumma dello sgamato imbonitore, ti promettono di insegnarti tutto ma proprio tutto sulla coltivazione di queste splendide piante (solitamente declinate a elemento d’arredo anche grazie a vezzeggiativi quali “ciccette”, “grassine”, grassottelle” e avanti così con tutto ciò che veste bene i lipidi). Poi, magari, scava scava, scopri che l’influencer di turno coltiva cactus da 2 o 3 anni – regalo di nonna -, li tiene accanto al pc o al televisore (“sai, assorbono i raggi magnetici”), non distingue una Rebutia da una Begonia e non s’è mai preso/a la briga di sfogliare un qualsiasi libro su cactacee e succulente. Tanto c’è il web, no? Ci sono gli influencer anche per le piante, no? No. Ci sono personaggi simpatici e preparati, ci sono bei faccini che qualcosa sanno, ma c’è anche tanta fuffa (perdonate il termine da vecchio cronista). Tante informazioni sbagliate, tanta confusione e tanta impreparazione.

Allora, senza alcuna velleità di offrirvi con questo articolo “Il Verbo”, ecco un vademecum, un elenco di dieci cose che dovete sapere (o dovreste già sapere!) se volete coltivare davvero al meglio i vostri cactus. Senza trucchi né inganni: qui siamo ai fondamentali, suvvia. Ma senza questi non si va da nessuna parte. E sono convinto che anche chi, scorrendo i 10 punti dirà dieci volte “ah sì, lo so”, troverà in questo vademecum uno strumento utile per ripassare, porsi qualche domanda in più e spingersi a migliorare. E state tranquilli, quanto segue non arriva dal web, ma da 30 anni di esperienza sul campo, di esperimenti e fallimenti, dal confronto con coltivatori e studiosi ben più esperti di me e dalla lettura di qualche dozzina di manuali in italiano, inglese, francese, spagnolo (e pure tedesco, sebbene in quel caso, lo confesso, mi sono limitato a fotografie e didascalie, non conoscendo il teutonico idioma!) (…)

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Quali sono i cactus epifiti e come si coltivano queste piante originarie delle foreste pluviali

Quali sono i cactus epifiti? Cosa si intende per piante epifite? Le epifite sono piante che in natura crescono aggrappate ad altre piante, che utilizzano come supporto. Anche nella vasta famiglia delle succulente esistono molte piante epifite, peraltro molto diffuse in commercio. Rispetto ai normali cactus, i cactus epifiti richiedono cure particolari che è bene conoscere per far sì che queste piante crescano al meglio e possano fiorire in tutta la loro abbondanza.

I cactus sono piante che hanno fatto della resistenza alla siccità il loro punto di forza. Si tratta di piante “xerofite” o “xerofile”, ossia piante in grado di accumulare riserve idriche spesso importanti per sopravvivere in ambienti aridi e semidesertici. Se questa è la regola, non manca l’eccezione, che è rappresentata dalle cactacee epifite. Siamo sempre nella famiglia delle Cactaceae, ma in questo caso si tratta di generi molto particolari (a cominciare dal portamento) che prosperano in foreste pluviali e che in aree subdesertiche non riuscirebbero a sopravvivere. I cactus epifiti sono molto diffusi in commercio e in coltivazione, basti pensare al genere Epiphyllum, ma hanno esigenze peculiari e molto diverse rispetto alla maggior parte delle cactacee, a partire dai substrati per passare al regime idrico e arrivare all’esposizione. Ed ecco perché è importante sapere quali generi di cactus appartengono al “ramo epifita”: perché in coltivazione dovremo assicurare a queste piante condizioni molto differenti rispetto a quelle che possiamo – e dobbiamo – garantire a generi come Ferocactus, Echinocactus, Ariocarpus ecc.

In questo articolo vediamo dunque quali sono i generi di cactus epifiti, quali sono le loro esigenze e come vanno coltivati (…).

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Verso l’estate: consigli per curare al meglio cactus e succulente ed evitare brutte sorprese

Dopo una primavera quasi inesistente, anomala e brutta (il pensiero corre ovviamente all’Emilia Romagna, cui va tutto il mio supporto), le temperature sono notevolmente risalite e ci si avvia verso l’estate. Per certi aspetti, il periodo più delicato per cactus e succulente, vale a dire la transizione tra la fine dell’inverno e la ripresa vegetativa, è ormai alle spalle e i prossimi mesi saranno, in linea di massima, piuttosto “tranquilli” per chi coltiva queste piante. Di fatto i principali impegni riguarderanno le annaffiature e le fertilizzazioni, dal momento che i rinvasi dovrebbero ormai essere terminati e i trattamenti si possono dare all’occorrenza e non sistematicamente.

Anche nel periodo di piena vegetazione di cactus e succulente, tuttavia, non mancano insidie e vi sono alcuni elementi e fattori della coltivazione da tenere in debita considerazione. Li vediamo in dettaglio nell’articolo che segue (…).

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L’eccezionale fioritura del raro Selenicereus wittii nel Giardino Botanico di Cambridge: un evento mondiale

Può una singola fioritura tenere decine di migliaia di persone da tutto il mondo con il fiato sospeso e gli occhi puntati su un video in “time lapse”? Certamente sì, se questa fioritura è di una cactacea rara, coltivata in soli 16 giardini botanici in tutto il mondo. Il cactus è Strophocactus wittii (sinonimo Selenicereus wittii), comunemente detto “Moonflower” (“fiore di luna”) per via della sua fioritura notturna. Si tratta di una specie di Selenicereus simile alla più nota S. grandiflorus, in Italia conosciuta come “Regina della notte”. L’evento, occorso poche settimane fa, nel marzo del 2023, era tanto atteso e particolare da attirare l’attenzione di moltissimi ricercatori, studiosi e semplici appassionati. Non a caso la notizia è stata ripresa anche dalla celebre BBC.

Ecco in dettaglio la descrizione dell’evento fornita sia dalla BBC che dall’Università di Cambridge (…).

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