Coryphantha, un genere di cactus spesso sottovalutato ma con spine e fiori davvero notevoli

Coryphantha

Il genere Coryphantha appartiene alla famiglie delle Cactaceae. Queste piante sono per certi versi ancora un po’ sottovalutate e non sempre presenti nelle collezioni di cactus. Si tratta però di cactus molto interessanti, dotati, per quanto riguarda alcune specie, di spine notevoli e sempre generosi con le fioriture, molto appariscenti e colorate.

Piante robuste, adatte anche ai coltivatori meno esperti (fatta eccezione per alcune specie) e molto indicate per una coltivazione spartana, le Coryphantha sono cactacee originarie dell’America del Nord, in particolare degli stati dell’Arizona, del New Mexico e del Texas, così come del Messico. Le dimensioni delle Coryphantha sono medie o piccole e difficilmente gli esemplari possono superare, in vaso, i 30-40 centimetri. Si tratta pertanto di cactus adatti anche a chi dispone di poco spazio e non per questo intende rinunciare ad allestire una collezione di tutto rispetto. (…)

Coryphanta: una breve descrizione del genere

Coryphantha andreae
Coryphantha andreae (cliccare per ingrandire)

Queste piante sono state descritte per la prima volta nel 1856 da Engelmann, che le collocò, sotto il profilo della classificazione, nel genere Mammillaria. Solo nel 1868 Charles Lemaire volle creato un genere a sé stante (Mammillaria sulcata = Coryphantha sulcata). Il nome del genere deriva dal greco koriphé, ossia “sommità” e anthos, ossia “fiore”: questo perché a differenza delle Mammillaria, con le quali condividono i tubercoli fortemente pronunciati, le Coyphantha producono i fiori all’apice, sulla sommità, appunto, e non a corona attorno alla parte alta del fusto.

Rispetto alla maggior parte delle Mammillaria, inoltre, le Coryphantha hanno fioriture molto vistose, con fiori dalle ampie corolle e con sfumature cromatiche che vanno dal giallo al rosa, al fucsia e al rossastro. I fiori sbocciano in piena estate, da giugno/luglio in avanti. Seguono i frutti, che spuntano dall’apice dei fusti e sono carnosi, di medie dimensioni e di forma allungata.

I tubercoli al termine dei quali si formano le spine presentano un solco che può arrivare fino alla base del tubercolo stesso. La sommità delle piante appartenenti a questo genere è in alcuni casi lanosa e le spine sono solitamente piuttosto robuste; in alcuni casi coprono interamente il fusto della pianta (ad esempio nelle specie radians e retusa), in altri le spine radiali sono più sottili e la spina centrale è spessa e ricurva (come in C. kracikii). Il fusto può essere globoso e solitario in specie come la kracikii, e la werdermannii oppure tendente ad accestire e ad assumere portamento brevicilindrico col passare degli anni (ad es. in specie come C. elephantidens).

Come coltivare al meglio le Coryphantha

Coryphantha kracikii
Coryphantha kracikii (cliccare per ingrandire)

Per la maggior parte delle specie la coltivazione è molto semplice. Il terriccio in cui vivono in habitat è solitamente argilloso, dunque potrà andare benissimo della buona terra di campo argillosa (in misura non superiore al 30%) allungata con inerti come sabbia, pomice e ghiaia. Si tratta in ogni caso di piante piuttosto adattabili, che vivono bene in svariati tipi di substrato: dalla comune miscela a base di pomice, lapillo e torba in parti uguali al terriccio con terra di campo (in dosaggi dal 20 al 30%%) e inerti (pomice, ghiaia e sabbia) con l’aggiunta di una parte di torba o humus di lombrico al fine di apportare un po’ di materiale organico e di nutrienti. Nelle specie di Coryphantha dotate radici carnose e fittonanti è possibile usare anche la marna (una particolare roccia sedimentaria dal caratteristico colore grigio) miscelata ad inerti come pomice, quarzite e ghiaia. La marna rallenta un po’ la crescita ma contribuisce a mantenere compatto il fusto e a irrobustire le spine.

Tutti i terricci per i cactus e le piante grasse.

Per quanto concerne l’esposizione, le Coryphantha vogliono il massimo della luce: il sole diretto è perfetto, a patto di abituare gradualmente le piante alla ripresa vegetativa, dalla metà di marzo. Alla luce diretta il fusto resta compatto e le spine si irrobustiscono, facendo sì che le piante mantengano un aspetto simile a quello che hanno in natura.

Le annaffiature dovranno essere abbondanti ma distanziate durante il periodo di crescita, da aprile a settembre. A partire dalla fine di settembre è bene sospenderle del tutto così che le piante comincino a disidratarsi e il substrato possa asciugare completamente in concomitanza con l’autunno. Con terriccio asciutto le Coryphantha possono reggere senza alcun problema minime invernali di tre o quattro gradi sotto lo zero.

Le principali specie di Coryphantha

Coryphantha retusa con frutti
Coryphantha retusa con frutti (cliccare per ingrandire)

Le specie esteticamente interessanti sono moltissime: dalla “comune” Coryphantha retusa a C. radians; da C. cornifera a C. elephantidens, fino alle meno diffuse (e meno indicate per i coltivatori non esperti) C. maiz-tablasensis e C. werdermannii. Per gli amanti delle spine “importanti” risulteranno di sicuro interesse C. poselgeriana (dotata di artigli robusti e di colore bianco/grigio), e la già citata C. kracikii, munita di una splendida spina centrale nera e arcuata.

Come seminare queste cactacee

La semina di questo genere segue le regole valide per la maggior parte delle cactacee e non presenta particolari difficoltà. La germinabilità dei semi è solitamente buona e i ritmi di crescita non sono particolarmente lenti. Per qualsiasi informazione sulla semina di cactus e piante succulente potete consultare la sezione di questo sito interamente dedicata a questo argomento, che trovate a questo link.

Sul genere Coryphantha, a questo link trovate una scheda di coltivazione in pdf scaricabile di 4 pagine con tutto ciò che c’è da sapere su questo genere.

Questo articolo, tradotto in inglese, è stato pubblicato sul volume 63, numero 1 – Febbraio 2023 del “The Journal of The Mammillaria Society“, edito dalla associazione britannica The Mammillaria Society.

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