Un rinvaso… mostruoso! Come scegliere bene un cactus e cosa fare subito dopo l’acquisto

Non amo particolarmente le succulente crestate, ma al tempo stesso non sono del tutto indifferente al loro fascino e ogni tanto qualche esemplare “mostruoso” finisce nella mia serra. Piccola digressione: se non sapete cosa sia una pianta “crestata” o “mostruosa”, nell’articolo raggiungibile tramite questo link troverete tutte le risposte. Premesso questo, nelle scorse settimane ho acquistato un cactus crestato da un vivaista specializzato in piante succulente. La pianta è in ottima salute e ben formata, ma il substrato, come quasi sempre accade quando si acquistano cactacee, è eccessivamente torboso, quantomeno per il tipo di coltivazione che ho adottato ormai da anni. Ho allora colto l’occasione per descrivere l’operazione di rinvaso di questo Myrtillocactus (in origine l’ho identificato così ma ora, grazie al commento di un lettore, ritengo sia un Cereus peruvianus), così da poter parlare di piante “mostruose”, di rinvasi, di substrati semplici e alla portata di tutti dal punto di vista della realizzazione e di buone pratiche da seguire quando si acquistano nuove piante.

Ecco allora il resoconto – corredato dalle foto dei singoli passaggi – del rinvaso di questo Cereus, con alcune considerazioni utili, per l’appunto, in merito a terricci, nuovi acquisti e cactacee crestate. (…)

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Scoperta nuova specie di cactus: “Copiapoa invisibilis”! Le eccezionali foto di una pianta… che non esiste più

A scanso di equivoci: il titolo è ironico e qui si parla di marciume, purtroppo. Nessuna nuova Copiapoa è stata scoperta e tantomeno lo è quella che vedete in questa foto e nelle incredibili immagini all’interno di questo articolo. Semplicemente, questo è quel che rimane di una mia Copiapoa cinerea marcita questo inverno senza che nemmeno me ne accorgessi. Quello che vedere altro non è se non l’armatura di spine che la pianta mi ha lasciato. Gli aculei sono talmente compatti e ravvicinati da mantenere perfettamente la forma della pianta (con tanto di fiore secco all’apice). Il fusto, semplicemente, non esiste più. E’ marcito ed è “evaporato”, sparito.

Ecco cosa è successo e, soprattutto, ecco le eccezionali foto di questa pianta, la cui sorte, peraltro, tocca di tanto in tanto anche agli esemplari in habitat, come mi è capitato di vedere in alcune foto online e una volta, direttamente, con un giovane esemplare di Ferocactus in occasione di un mio viaggio in Messico. (…)

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Attenzione alle fioriture invernali: da qui può innescarsi il marciume. Ecco le specie a rischio

Purtroppo è un fenomeno meno raro di quel che si può pensare. Proprio il fiore, la massima espressione della pianta, il suo strumento per riprodursi e salvaguardare la specie, può trasformarsi nel suo carnefice. Con le cactacee, piante che necessitano di un riposo stagionale corrispondente con i mesi invernali, il fiore talvolta può essere fatale. Accade ovviamente solo con quelle specie che fioriscono in pieno inverno, dunque una ristretta minoranza rispetto alla totalità delle cactacee. Ma spesso è proprio da lì, da quel fiore che sboccia in dicembre o in gennaio, che si innesca il marciume che, se trascurato o non visto, può condurre l’esemplare alla morte. E’ quello che è successo a due miei Ferocactus latispinus in questi giorni. O meglio, nelle scorse settimane, solo che il danno si è palesato recentemente. E ormai era tardi per intervenire e salvare le piante.

In questo articolo approfondiamo questo fenomeno e vediamo cosa si può fare per prevenirlo o, quantomeno, riuscire a intervenire prima che il marciume passi dal fiore alla pianta. (…)

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Strane combinazioni della Natura: come ci è finito un onzuka nel vaso di un vecchio Thelocactus?

Quando si coltivano molte piante in uno spazio relativamente ristretto come può essere quello offerto da una serra (per quanto capiente), può capitare spesso di scoprire gradite soprese nei vasi. I cactus i cui fiori sono stati impollinati naturalmente dagli insetti o i cactus autofertili, in grado di fare tutto da soli, producono frutti, che una volta secchi si spaccano lasciando cadere i semi direttamente sul terriccio alla base della pianta. E’ così che ci si può trovare con esemplari di una certa età contornati da semenzali o piantine di piccole dimensioni, in una sorta di riproposizione “in vaso” di ciò che avviene comunemente in natura. A dispetto di quello che si potrebbe pensare osservando le precise procedure necessarie per la riproduzione dei cactus, la semina spontanea è un fenomeno comune nelle cactacee e talvolta è in grado di regalare vere e proprie sorprese, come è capitato a me in questi giorni.

Ecco, nell’articolo che segue, un piccolo resoconto. (…)

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Coda di scimmia, dedos de muerto, peyote, biznaga: come nascono i nomi comuni delle succulente

Tutti gli appassionati di cactus e succulente hanno dimestichezza con nomi e nomignoli come “cuscino della suocera“, “albero di giada“, “sassi viventi“, “cappello del vescovo“, “Natalina“, “Peyote“. Ma che ne dite di “unghia di strega“, “dedos de muerto“, “estrella de la tarde“, “traveler’s friend“, “collana di perle“, “lingua del diavolo“, “blue barrel“, “ruga del deserto“?

La classificazione botanica risponde a precisi criteri scientifici e ci aiuta ad orientarci tra le varie famiglie di piante, succulente o meno, suddividendole in famiglie, generi, specie, sottospecie, varietà, ecc. In parallelo, però, da sempre è pratica comune in tutto il mondo attribuire “nomignoli” alle piante. Sono i cosiddetti nomi comuni o nomi “volgari” (da “volgo”, popolo). Nomi popolari o nomi vernacolari, potremmo dire. E in questo ambito la fantasia umana ha avuto modo di esprimersi ampiamente, riflettendo anche da un punto di vista sociale, storico e culturale le caratteristiche dei popoli. Basti un esempio: quello che in Italia è stato battezzato “cuscino della suocera” per via della sua forma a “pouf” per nulla invitante a causa delle forti spine, nel mondo anglosassone è noto come “golden barrel“, ossia botte d’oro. Due definizioni diverse, insomma, per la stessa cactacea, l’Echinocactus grusonii: una connotata dalla pungente ironia italica, l’altra dal pragmatismo britannico. 

Gli esempi sono pressoché infiniti e, oltre a rivelarsi una interessante chiave di lettura di quella che possiamo definire “l’anima dei popoli”, possono divertire, stupire, incuriosire. Possono indurre domande e possono insegnare. Nell’articolo che segue, ecco un’ampia raccolta dei più diffusi nomi comuni attribuiti nel mondo a cactus e succulente con la spiegazione delle possibili ragioni circa la scelta del “nomignolo”. L’elenco è in ordine alfabetico: per ogni nome botanico sono indicati i vari nomi comuni. (…)

Questo mio articolo è stato inoltre tradotto e pubblicato sulla rivista Cactus World, edita dalla BCSS (British Cactus & Succulent Society), in particolare sul volume 40 No. 3 del mese di Settembre 2022. Il mio ringraziamento va all’editore, Al Laius.

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