Un rinvaso… mostruoso! Come scegliere bene un cactus e cosa fare subito dopo l’acquisto

Non amo particolarmente le succulente crestate, ma al tempo stesso non sono del tutto indifferente al loro fascino e ogni tanto qualche esemplare “mostruoso” finisce nella mia serra. Piccola digressione: se non sapete cosa sia una pianta “crestata” o “mostruosa”, nell’articolo raggiungibile tramite questo link troverete tutte le risposte. Premesso questo, nelle scorse settimane ho acquistato un cactus crestato da un vivaista specializzato in piante succulente. La pianta è in ottima salute e ben formata, ma il substrato, come quasi sempre accade quando si acquistano cactacee, è eccessivamente torboso, quantomeno per il tipo di coltivazione che ho adottato ormai da anni. Ho allora colto l’occasione per descrivere l’operazione di rinvaso di questo Myrtillocactus (in origine l’ho identificato così ma ora, grazie al commento di un lettore, ritengo sia un Cereus peruvianus), così da poter parlare di piante “mostruose”, di rinvasi, di substrati semplici e alla portata di tutti dal punto di vista della realizzazione e di buone pratiche da seguire quando si acquistano nuove piante.

Ecco allora il resoconto – corredato dalle foto dei singoli passaggi – del rinvaso di questo Cereus, con alcune considerazioni utili, per l’appunto, in merito a terricci, nuovi acquisti e cactacee crestate. (…)

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Il marciume colpisce il mio Astrophytum di oltre 25 anni: ecco cosa ho fatto per salvarlo

Questa è una di quelle “sorprese” che non vorresti mai ricevere quando fai un salto in serra a controllare le tue piante. Che qualche pianta, specie in primavera, possa essere colpita da marciume radicale è inevitabile, soprattutto quando si coltivano centinaia di piante. Che a marcire sia proprio quell’esemplare che è con te da vent’anni, che hai visto crescere e fiorire ogni anno e che magari ha un valore affettivo particolare (ad esempio perché ti era stato regalato in una determinata occasione)… beh, è sempre dura da mandare giù, anche per il coltivatore più esperto. In questo caso, però, non è ancora detta l’ultima parola: l’Astrophytum myriostigma che vedete nelle foto è una delle piante con me da più tempo, è messo male ma non è ancora spacciato.

Ecco cosa è successo e come sto cercando di salvarlo. (…)

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Cactus e malattie: stop all’ansia, a volte non possiamo far altro che lasciar fare alla Natura

Parliamo di cactus e malattie partendo da una semplice foto. La pianta che ha dato spunto a questo articolo, e che vedete qui in alto, è (o meglio, era) un Ancistrocactus (=Glandulicactus) mathssonii. Avevo ottenuto questo esemplare con una mia semina circa dieci anni fa e fortunatamente altri otto o nove “fratelli” di questa pianta sono ancora in perfetta salute, crescono e fioriscono regolarmente. Questa particolare pianta, pur trattata esattamente come gli altri esemplari di quella semina e piantata nello stesso tipo di substrato in cui vivono i miei altri mathssonii (terra di campo, poca marna e un 60% di inerti) un paio di anni fa si è presa qualche “fungo” e nel giro di poche settimane è morta. Credo si trattasse di fusarium, ma ad oggi poco importa, perché la malattia ha fatto il suo corso e quel che resta è… l’armatura di questo cactus, ossia un bellissimo intreccio di spine che abbraccia il vuoto lasciato dal fusto che, con il tempo, si è seccato fino a decomporsi e a sparire del tutto. 

L’osservazione di quel che rimane di questa pianta, che da un paio di anni tengo lungo un muretto non distante dalla serra, dove di solito sposto le piante malate (per malattie, in questo caso, intendo genericamente patogeni e parassiti) per evitare che possano contagiare altri esemplari, mi ha portato ad alcune considerazioni sulla coltivazione e sul trattamento delle malattie delle piante. Considerazioni che ho condensato nell’articolo che segue. (…)

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Macchie sul fusto e marciumi, ecco cosa si può fare per salvare le succulente e i cactus malati

Macchie scure circoscritte, macchie giallastre, seccume, decolorazione dei fusti, arrossamenti, piccoli tagli: con il tempo, sul fusto delle cactacee possono comparire segni di varia natura e di varia ampiezza. In alcuni casi non c’è di che preoccuparsi, perché si tratta di piccole ferite causate ad esempio dalle spine di una pianta vicina, oppure perché si tratta semplicemente dei segni conseguenti all’invecchiamento della pianta. In altri casi, invece, è necessario intervenire subito, perché quella macchia è magari dovuta a qualche patologia fungina destinata ad ampliarsi fino a deturpare gravemente o a uccidere la pianta.

Ma come distinguere un’innocua cicatrice da puntura di spina, ad esempio, da un pericoloso marciume? Come capire se quella decolorazione del fusto è causata dall’esposizione repentina della pianta al sole diretto o da una carenza di nutrienti, o, ancora, dall’inizio di un attacco fungino? E come intervenire per contenere il danno o salvare la pianta quando il danno è già conclamato?

E’ quello che vedremo in questo articolo, con l’aiuto di una serie di fotografie che ritraggono diverse situazioni e diverse patologie. Alcune foto sono state scattate da lettori de Il fiore tra le spine e ritraggono loro piante: ringrazio questi lettori per aver accettato di condividere con me le loro foto, collaborando così alla realizzazione dell’articolo che segue. (…)

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Due prodotti molto utili per tenere in salute cactus e succulente: Olio di Neem e “rameico”

Molti appassionati di cactus e succulente sono convinti che la coltivazione di queste piante implichi necessariamente l’uso di prodotti chimici contro malattie e parassiti. Altri considerano l’uso di questi prodotti semplicemente come una componente della coltivazione cui ricorrere in determinati casi; altri ancora non vanno troppo per il sottile e a costo di avere piante in salute sono disposti a distruggersi i polmoni, a far strage di api e ad ammorbare l’ambiente. Parlare a questi ultimi è utile quanto cercare di convincere un agorafobico a farsi una passeggiata in un deserto. Ma queste persone, in fondo, coltivano per collezione e non per amore della Natura o per sincera passione per le piante.

A tutti gli altri può invece essere utile questo articolo, frutto come sempre della mia esperienza personale e dunque da non considerare alla stregua di un dogma o di una “lezione” in senso assoluto. Esperienza, lo chiarisco subito, che mi ha portato a ridurre drasticamente l’utilizzo dei cosiddetti “fitofarmaci” o “fitosanitari” (tra i quali non rientrano i fertilizzanti), in special modo quelli tossici e di sintesi. Ho intrapreso questo percorso ormai da alcuni anni per ragioni di tutela della salute (la mia in primis) e dell’ambiente circostante, considerato che molti fitofarmaci hanno, tra i vari effetti collaterali, quello di uccidere le api. Discorso, quello relativo alla morìa di api, che se può sembrare di poco conto a chi non è informato, ha in realtà un’importanza enorme a livello globale dal punto di vista ambientale.

Vediamo allora in questo articolo come è possibile ridurre l’uso di pesticidi e fungicidi, limitarsi a prodotti a nullo o basso impatto ambientale come l’olio di Neem e l’ossicloruro di rame e avere comunque cactacee e succulente forti e sane. (…)

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