Vasi e inerti nella coltivazione di piante grasse: si possono riciclare o è meglio buttare tutto?

L’autunno entra nel vivo e con l’arrivo delle giornate fredde le piante grasse, si tratti di cactacee o di succulente, richiedono meno “attenzioni” da parte nostra. In questo periodo, quantomeno al Nord Italia, le piante devono già trovarsi nella loro collocazione invernale, protette dalle intemperie e dal freddo eccessivo. Per i rinvasi c’è tempo, dal momento che è meglio attendere la metà o la fine dell’inverno per questo genere di operazioni. Le annaffiature sono ovviamente sospese e non ci resta che effettuare qualche trattamento preventivo per proteggere le succulente da funghi e muffe durante i mesi invernali. Quale periodo migliore, allora, se non questo per dedicarsi a fare ordine tra vasi, vasetti, terricci e materiali necessari per i substrati? Ed è qui che sorge in molti coltivatori una domanda tutt’altro che banale: vasi e inerti costano, è proprio il caso di buttarli e comprarne di nuovi o è possibile riciclare tutto questo materiale? La risposta, chiaramente, è sì: riciclare è d’obbligo, ma attenzione, a determinate condizioni e assicurandosi che tutto ciò che andremo a riutilizzare sia perfettamente pulito e privo di parassiti, spore, muffe, polvere ecc.

A questo tema è dedicato l’articolo che segue, che entra nel dettaglio della pulizia e della sterilizzazione di vasi (in plastica e cotto) e dei materiali utilizzati per i substrati (pomice, lapillo, ghiaia, ecc.) che sono stati messi da parte dopo gli ultimi rinvasi effettuati nei mesi scorsi. (…)

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Rinvaso di una pianta grassa: cosa fare subito dopo e quanto si aspetta prima di bagnare il terriccio

Chi coltiva piante grasse da tempo – siano esse cactacee o succulente – sa bene cos è opportuno fare dopo il travaso (o “rinvaso”), e certamente sa che queste piante non vanno immediatamente bagnate al termine di questa operazione. Tuttavia, c’è rinvaso e rinvaso: c’è quello “invasivo” e quello che prevede il semplice spostamento di una pianta da un vaso a un altro. C’è il rinvaso che prevede la pulizia totale delle radici e quello che comporta solo una superficiale pulizia del vecchio terriccio. Insomma, le casistiche sono tante e si può procedere in svariati modi. Alcun punti fissi, però, ci sono e vanno rispettati se vogliamo evitare il rischio che a seguito di questa operazione la pianta vada in stress o, nel peggiore dei casi, muoia a seguito di un marciume partito proprio dalle radici.

Ecco perché questo articolo, certamente utile al neofita, può rivelarsi altrettanto utile al coltivatore di lungo corso. Qui vedremo infatti le varie tipologie di rinvaso possibili, gli accorgimenti da usare e, soprattutto, cosa fare (non solo dal punto di vista dell’annaffiatura) una volta terminato il rinvaso di una succulenta. (…)

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Argilla espansa e torba: sono davvero due materiali da evitare nella coltivazione delle piante grasse?

Odiati, bistrattati, guardati con disprezzo, spesso accuratamente evitati. Argilla espansa e torba sono due elementi molto contestati e avversati tra i coltivatori di piante succulente e di cactus in particolare. Al netto delle chiacchiere da Internet, si tratta davvero di due materiali che con la coltivazione di questa tipologia di piante andrebbero dimenticati? La questione resta aperta e ogni coltivatore ha le sue ragioni, ma un dato di fatto c’è: in Rete, per quanto riguarda argilla espansa e torba si dice davvero di tutto. Si dice soprattutto che trattengono eccessivamente l’umidità e per questo andrebbero banditi dalla coltivazione di cactus e piante grasse in generale. Si dice che favoriscano l’insorgenza del marciume, che non lasciano traspirare le radici e molto altro ancora. Perché allora moltissimi vivaisti seri (e con loro coltivatori esperti) ne fanno ancora largo uso? Semplicemente perché, come in tanti fattori della coltivazione, il punto non è tanto il materiale in sé, quanto il tipo di utilizzo che se ne fa.

In questo articolo vediamo allora di capire se davvero l’argilla espansa e la torba sono materiali così “pericolosi” per cactus e succulente, se e come possono essere utilizzati e quali sono i loro reali pro e contro. (…)

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Come si coltivano i Melocactus, i cactus che con l’età mettono… il cappello (“cefalio”)!

Nella grande famiglia botanica delle Cactaceae i Melocactus rappresentano un piccolo “caso a parte”. Si tratta infatti di cactus dalla tradizionale forma globosa tendente al brevicilindrico con l’avanzare dell’età, ma hanno una peculiarità: con gli anni “mettono il cappello”. In altre parole, l’apice di queste piante smette di crescere e al suo posto prende forma una sorta di “copricapo” composto da una compatta lanugine mista a fitte e sottilissime spine, solitamente rosse ma talvolta bianche. E’ questo il cosiddetto cefalio ed è da qui che spunteranno i fiori e i frutti. In maniera molto bizzarra, col tempo è solo il cefalio a crescere in altezza, tanto che i fusti rimangono della stessa dimensione, mentre il cefalio si allunga verso il cielo, conferendo a queste piante un aspetto davvero singolare. Il “però” di questa storia sta nella facilità con la quale queste cactacee perdono le radici e, pur senza essere state colpite da marciumi o da parassiti, si avviano a morire. In altre parole, spesso un Melocactus in piena salute comincia lentamente a deperire e muore, magari impiegandoci anche due anni, solo perché l’apparato radicale è andato in tilt e la pianta non è stata in grado di produrne uno nuovo.

Chi coltiva cactus da qualche tempo lo sa bene: i Melocactus sono tanto affascinanti quanto “capricciosi” e tocca farsene una ragione. In questo articolo approfondiamo la conoscenza con questo genere, in particolare dal punto di vista delle esigenze, così da crescere esemplari robusti e limitare il più possibile le perdite. (…)

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Il Seramis, un materiale alternativo per la coltivazione di cactus e succulente: pregi e difetti

Recentemente, sui canali social collegati al sito, ho pubblicato un breve video in cui rinvaso un Astrophytum asterias in un substrato composto unicamente da Seramis. A seguito di quel video in molti mi hanno chiesto informazioni su questo particolare materiale dal caratteristico colore arancione, in effetti poco utilizzato nella coltivazione delle succulente e non facilmente reperibile nei vivai di piccole dimensioni. Ho avuto modo di utilizzare il Seramis in passato nella coltivazione di alcune cactacee e la mia esperienza è stata decisamente positiva (sebbene, come inerte poroso, la pomice resti a mio avviso il materiale migliore in assoluto) ed è anche per questo che l’ho impiegato recentemente per l’Astrophytum oggetto del video (video che trovate anche alla fine di questo articolo).

Alla luce delle tante domande arrivate in queste settimane, vediamo allora nell’articolo che segue cosa è esattamente il Seramis, quali sono i pregi e i difetti di questo materiale e quale può essere il suo impiego con le succulente e, in particolare, con le cactacee. (…)

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