Scoperta nuova specie di cactus: “Copiapoa invisibilis”! Le eccezionali foto di una pianta… che non esiste più

A scanso di equivoci: il titolo è ironico e qui si parla di marciume, purtroppo. Nessuna nuova Copiapoa è stata scoperta e tantomeno lo è quella che vedete in questa foto e nelle incredibili immagini all’interno di questo articolo. Semplicemente, questo è quel che rimane di una mia Copiapoa cinerea marcita questo inverno senza che nemmeno me ne accorgessi. Quello che vedere altro non è se non l’armatura di spine che la pianta mi ha lasciato. Gli aculei sono talmente compatti e ravvicinati da mantenere perfettamente la forma della pianta (con tanto di fiore secco all’apice). Il fusto, semplicemente, non esiste più. E’ marcito ed è “evaporato”, sparito.

Ecco cosa è successo e, soprattutto, ecco le eccezionali foto di questa pianta, la cui sorte, peraltro, tocca di tanto in tanto anche agli esemplari in habitat, come mi è capitato di vedere in alcune foto online e una volta, direttamente, con un giovane esemplare di Ferocactus in occasione di un mio viaggio in Messico. (…)

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Piante in vegetazione con fiori e spine: quando possiamo riprendere ad annaffiare?

Con l’allungarsi delle giornate in prossimità dell’arrivo della primavera, le cactacee escono dalla stasi e riprendono la vegetazione. Ce ne accorgiamo dalla produzione di nuove spine, anzitutto: è sufficiente osservare con attenzione l’apice delle piante per vedere i nuovi aculei spuntare dalle areole. I fusti possono ancora essere sgonfi a seguito dei mesi di asciutta invernale, ma le piante “sentono” l’arrivo della bella stagione – soprattutto dal lieve aumento delle temperature e dall’allungarsi del fotoperiodo – e, anche senza aver ricevuto acqua, escono dallo stato di dormienza. Moltissime cactacee, tra febbraio e marzo, danno il via alle fioriture. Tra i generi più precoci, i Turbinicarpus, gli Strombocactus, molte specie di Mammillaria, gli Ancistrocactus e gli Stenocactus, che in queste settimane si riempiono di boccioli. Le nuove spine sono invece evidenti in alcune specie di Echinocactus (soprattutto E. texensis ed E. parryi), Ferocactus e Neoporteria (=Eriosyce).

Attenzione, però: se la ripresa della vegetazione è evidente e le fioriture sono in molti casi già in corso, non è detto che si debba cominciare con le annaffiature. Molti coltivatori, infatti, sulla base di questi segnali sono indotti a pensare che sia il momento di riprendere ad irrigare le cactacee. Molto spesso questa “fretta” si rivela disastrosa, perché se è vero che le piante stanno tornando in vegetazione, è altrettanto vero che l’apparato radicale può non essere ancora attivo. In queste condizioni, bagnare il substrato quando le temperature non si sono ancora assestate e permangono minime notturne non superiori a 4-5 gradi può innescare il marciume. 

Vediamo allora quando è opportuno riprendere le irrigazioni e cosa fare in previsione dell’arrivo della primavera. (…)

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Johnstonianus, la specie più bella e ricercata di tutto il genere Ferocactus: un capolavoro della Natura

Grovigli viventi di spine incredibilmente intricate, “globi” avvolti da splendidi aculei di colore giallo intenso. Ecco come si potrebbero definire, forse sbrigativamente ma al tempo stesso realisticamente, i Ferocactus johnstonianus, una delle specie più apprezzate e ricercate tra gli appassionati del genere Ferocactus in tutto il mondo. Si tratta di piante relativamente poco diffuse e poco propagate, non facilmente reperibili in commercio e dalla crescita non veloce, e forse sono anche questi alcuni tra i fattori che contribuiscono ad alimentare il fascino dei johnstonianus. In questi giorni di rinvasi ho avuto modo soffermarmi su alcuni esemplari di questa specie che ho avuto alcuni anni fa dall’amico Francesco Soldi, coltivatore di grande esperienza soprattutto per quanto riguarda il genere Ferocactus, sebbene oggi si stia concentrando sul genere Echinocactus e in particolare sulla specie horizonthalonius. Ebbene, le piante che ho preso da lui alcuni anni fa sono cresciute inizialmente molto lentamente – colpa soprattutto mia, perché ho rinviato a lungo il rinvaso e ho usato un substrato eccessivamente povero – ma negli ultimi due anni, complice anche un substrato leggermente più ricco, hanno recuperato e oggi si presentano ben caratterizzate e proporzionate e stanno cominciando a mostrare tutto il loro potenziale.

In questo articolo ecco un approfondimento su questa splendida specie. (…)

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Armatum e bozsingianum: due delle varietà più “cattive” del genere Gymnocalycium

Se amate le cactacee con spine robuste, lunghe e appariscenti, il genere Gymnocalycium non sarà certamente la vostra prima scelta. Vi butterete (metaforicamente, s’intende) piuttosto su generi come Ferocactus ed Echinocactus, giusto per citare i più “agguerriti”. Come in ogni cosa, però, anche nelle piante troviamo la regola e l’eccezione e la variabilità delle specie di cactacee è notevole. E’ così che, anche restando in generi dove le spine non rappresentano il punto di forza, si potranno avere singole specie con spine di tutto rispetto. Qualche esempio? Mammillaria e Parodia (=Notocactus) sono generi con un’infinità di specie e accanto a piante con spine sottilissime e corte (Mammillaria candida) potremo avere piante con spine massicce, impressionanti (Parodia maassii).

Un genere in cui questa “ricchezza” è facilmente riscontrabile è quello dei Gymnocalycium. La maggior parte delle specie ha aculei sottili, piccoli, poco significativi (G. bruchii, G. denudatum, G. stellatum, ecc.), ma non mancano specie dotate di spine in grado di reggere tranquillamente il confronto con un Echinocactus. Le prime a venirmi in mente sono spegazzinii, cardenasianum, castellanosii e guanchinense. Se amate le piante “cattive”, con queste andate sul sicuro. Vediamo un po’ più in dettaglio le due specie, con le relative varietà, che mi è capitato di rinvasare in questi giorni: cardenasianum e castellanosii, e cerchiamo anche di capire come coltivarle facendo sì che le loro spine crescano all’altezza della loro fama.

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Le spine dei cactus: a cosa servono e perché si è passati dalle foglie agli aculei

Così come si riscontra un’ampia variabilità di forme e colori nelle foglie delle specie botaniche in generale, che possono presentarsi piatte, carnose, aghiformi, ovate, cuoriformi, lanceolate, ecc., altrettanta varietà troviamo nelle spine delle cactacee. Nel corso dei millenni l’evoluzione ha portato a un ventaglio di forme e colori notevole, con aculei che possono avere consistenza cartacea oppure elastica e finissima o, ancora, presentarsi rigide, tozze e corte, lunghe e larghe, piatte o affusolate, acuminate, uncinate, di colore nero, grigio, bianco, rosso, giallo.

In linea generale possiamo dire che i cactus sono le uniche piante ad essere dotate di spine, dal momento che in altri esemplari del mondo botanico non è del tutto corretto parlare di vere e proprie spine. Pensiamo alle comuni rose: quelle che noi chiamiamo spine sono in realtà escrescenze che si producono lungo gli steli, alternandosi alle foglie, delle quali i cactus sono invece privi. Dunque, cosa sono esattamente le spine e come sono arrivate le cactacee a evolversi con queste “armi” lungo il fusto? A quale funzione assolvono gli aculei nei cactus? Perché alcuni sono acuminati mentre altri sono uncinati? E perché esistono anche cactacee del tutto prive di spine?

A tutte queste domande diamo una risposta nell’articolo che segue (…)

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