Lophophora williamsii, il cactus “fuorilegge” in Italia: facciamo chiarezza sulla normativa

Sì, si può coltivare ma non vendere. No, non si può coltivare né vendere. Sì e no: si possono coltivare solo esemplari giovani perché dopo sette o otto anni la pianta produce la famigerata mescalina e diventa illegale (quindi va incenerita???). Sì, si può tenere ma solo se acquistata prima del 2006, perché è da quell’anno che la pianta è stata inserita nel testo unico sulle droghe. Sulla coltivazione della Lophophora williamsii, cactacea conosciuta anche come “peyote”, negli ultimi anni in Italia si è detto di tutto e il contrario di tutto e questo anche perché, come spesso accade, la nostra normativa è farraginosa, lacunosa, oscura e, dal punto di vista logico, talvolta anche poco coerente. Ad esempio: nelle tabelle allegate al testo di legge italiano sulle droghe si parla della sola Lophophora williamsii, quando gli esperti di cactus sanno benissimo che di Lophophora, oltre alla williamsii, esistono diverse altre specie: decipiens, diffusa, fricii, koehresii, alberto-vojtechii.

Per un genuino appassionato di cactacee, il genere Lophohpora è certamente tra i più interessanti ed affascinanti. A maggior ragione il veto posto sulla commercializzazione e sulla coltivazione di questa pianta è un peccato dal punto di vista strettamente botanico, anche perché questi cactus hanno un aspetto molto accattivante, con fusti globosi di un bel colore azzurro/verde, privi di spine e con ciuffi lanosi in corrispondenza delle areole. I loro fiori sono piccoli e di colore solitamente rosa pallido (in alcune specie sono di colore fucsia o giallastro) e sbocciano all’apice per tutta l’estate.

In questo articolo vediamo in dettaglio cosa dice esattamente la normativa italiana sulla Lophophora williamsii affidandoci alle fonti ufficiali e conosciamo meglio questo particolare genere di cactacea. (…)

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