Echinocactus polycephalus: una straordinaria serie di foto per capire come cresce in natura

Echinocactus polycephalus

Osservare cactus e succulente in natura è utilissimo. Ci permette di conoscere meglio le piante che coltiviamo e ci consente di capire in che condizioni vivono nel loro habitat, così che possiamo poi cercare, nei limiti del possibile, di creare condizioni ottimali per la loro corretta crescita.

Confrontarsi con altri coltivatori e investire in qualche viaggio mirato è senza dubbio il massimo, ma anche dalle fotografie si possono imparare molte cose. Per questo, molto volentieri, pubblico una serie di straordinari contributi realizzati con le bellissime fotografie scattate dall’amico Ben Grillo, che ringrazio di cuore per la disponibilità.

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)
Ben Grillo nel parco di Anza-Borrego (cliccare per ingrandire)

Ben è californiano e risiede a Oceanside. E’ un “tattoo  artist” ma anche un fotografo. E’ un grande appassionato di piante succulente e, come dice lui stesso: “I spend much of my free time roaming the desert (mostly Anza-Borrego or Joshua Tree) taking photos and studying the plants (trad: Trascorro molto del mio tempo libero vagando nel deserto – principalmente Anza-Borrego e Joshua Tree – scattando foto e studiando le piante)”. Le foto che pubblico in questa serie di post sono state scattate da Ben nel parco statale del deserto di Anza-Borrego, nella California meridionale. Il parco si estende su un’ampia area desertica (oltre 240 mila ettari), in particolare nella zona orientale della contea di San Diego, con alcune aree nelle contee di Imperial e Riverside. 

Echinocactus polycephalus in natura

Cominciamo allora questi reportage con una specie davvero notevole: Echinocactus polycephalus, senza dubbio l’Echinocactus più raro, più lento in quanto a ritmo di crescita, e più difficile da coltivare. Rispetto ai “cugini” grusonii, platyacanthus, texensis e parryi, il polycephalus è meno conosciuto e coltivato, anche per via delle sue particolari esigenze in fatto di irrigazione (è consigliabile bagnare i polycephalus alla fine dell’inverno, in gennaio e febbraio, e sospendere le irrigazioni nei mesi più caldi).

Nella sua forma nominale, Echinocactus polycephalus a una prima occhiata può risultare simile a E. parryi, ma se si osservano le due specie con attenzione le differenze emergono chiaramente. E. polycephalus, inoltre, con il tempo mostra la sua spiccata tendenza ad accestire (dalla quale deriva il nome dato alla specie) e presenta spine caratterizzate da una colorazione che dal rosso tende con l’età al rosa e poi al grigiastro, per via della minuscola peluria che le ricopre. Questo vale per la specie-tipo, che cresce nel sud dell’Arizona e, qualche chilometro più a ovest, nell’area orientale della California. Più a nord, in Arizona, prospera invece la variante xeranthemoides, caratterizzata da spine gialle e dalla superficie più lucida rispetto a quelle della specie-tipo.

Se volete approfondire la conoscenza del genere Echinocactus, qui trovate una mia scheda.

Nei prossimi post il reportage proseguirà con immagini in habitat di Ferocactus, Echinocereus e un mix di altre succulente, così come panorami mozzafiato. Credo che, al di là dell’indiscutibile bellezza delle immagini e dei panorami, le foto di Ben possano essere d’aiuto a molti coltivatori, in particolare agli appassionati della coltivazione “wild”, ossia quella tecnica che mira a riprodurre i suoli e l’ambientazione (oltre che le condizioni generali di vita) delle piante in habitat.

Ringraziando ancora a Ben Grillo per la collaborazione, ne approfitto per segnalare il suo interessante profilo Instagram, dove trovate foto di piante della sua collezione e immagini scattate durante i suoi viaggi.

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Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

Parco Anza Borrego
Parco Anza-Borrego, particolare del suolo in una specifica area

Echinocactus polycephalus (foto Ben Grillo)

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Maria Luisa

Wow, proprio bello.
Sia la pianta con le spine cosi’colorate che l’habitat naturale dove cresce solitamente.
La coltivazione wild, e’quella che piu’si avvicina al modo naturale che ha la pianta stessa.
Bisognerebbe avere l’opportunità’di vedere prima le piante come crescono in natura per capire qual’ è la strategia giusta per coltivare al meglio.
Puoi Federico pubblicare un elenco che raggruppi le succulente e le cactacee???
Ma una cactacee puo’essere anche una succolenta oppure no???
Io faccio ancora confusione🤔🤔🤔

Marco Agape

grazie per aver condiviso esperienze,foto,pensieri e conoscenza….

Luciano PIN

E’ sempre un piacere leggerti, non saprei veramente cosa altro dirti. Grazie

roberto ceccarelli

CIAO, ho scoperto questo sito da poco, per quello che vale vorrei esmprimere il mio piu vivo ringraziamento un sito cosi era da sogno. BRAVO bravo Bravo grazie per tutto questo.

Andrea

Ciao, devo dire che è da poco tempo che ho trovato questo sito ma sono contentissimo di averlo trovato. E da qualche anno che mi sono tuffato in questo mondo a modo mio, ma devo dire che dopo aver letto un po’ mi avete aperto ancora altre nuove porte. Grazie
Altra notizia molto positiva é che siamo distanti solo una trentina di km perciò venerdì mattina sicuramente verrò a fare un giro alla serra a Bergamo.
buona sera

Andrea

scusa per l’incomprensione comunque i complimenti te li meriti tutti.

max-1

Ciao Federico; una stranezza per una semina di Echinocactus polycephalus. Le prime piantine sono state velocissime, spuntate dopo 4-5 giorni, ma hanno incominciato a produrre lunghissime radici quasi completamente fuori dal terreno, con le piantine *appese* a testa in giù… Ho aperto il sacchetto e le ho spinte sotto il ghiaino con uno stecchino, poi ho richiuso dopo una spruzzata supplementare. Vedremo se riprenderanno normalmente. Ma avrò sbagliato qualcosa nella semina?

Last edited 3 anni fa by max-1
max-1

Grazie! 😉

max-1

ciao; l’account Instagram di Ben Grillo non esiste più e trovo in giro solo un omonimo che fa (e fotografa) tatuaggi, a parte le foto pubblicate da te. Hai sue notizie?

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