Cactus identici in diversi substrati: risultati straordinari di un mio test e la sorpresa del gesso naturale

Il substrato influisce notevolmente sulla crescita di qualsiasi pianta e cactacee e succulente non fanno eccezione. Per i cactus si possono preparare moltissimi terricci usando svariati materiali. La caratteristica fondamentale è che il substrato per cactus e piante grasse sia povero dal punto di vista organico, ricco di inerti (pomice, lapillo, ghiaia, ecc.), sciolto, molto drenante e in grado di asciugare nell’arco di pochi giorni. Tra i molti materiali che possono essere usati per creare un buon terriccio per cactus c’è anche il gesso agricolo, detto anche gesso naturale, un ammendante molto efficace che può funzionare egregiamente con molti generi di cactacee.

A chi si domanda fino a che punto il substrato influisca sulla crescita delle cactacee; a chi si chiede se il gesso naturale (detto anche gesso agricolo) può essere utile nella formazione di spine robuste, tornerà senz’altro utile questo articolo. Articolo che altro non è se non l’aggiornamento di un piccolo esperimento – uno dei tanti che faccio con le mie piante – che ho iniziato nel luglio del 2020 e che ha dato esiti sorprendenti, stupendo me per primo. Sì, perché sebbene il campione di prova sia limitato (in tutto sei piante) e i risultati siano pertanto da considerare indicativi e tutt’altro che assoluti, devo confessare che non mi attendevo un simile riscontro a poco più di due anni e mezzo dall’avvio di questo test. Che i substrati possano letteralmente fare la differenza nella crescita delle cactacee è noto e che il gesso naturale (quantomeno con alcune specie) sia un elemento eccezionale è risaputo, ma è con la prova diretta, con il metodo sperimentale che possiamo realmente apprezzare l’incidenza del terriccio nella crescita delle nostre succulente.

In questo articolo entriamo dunque nel dettaglio dell’esperimento e vediamo a distanza di oltre due anni e mezzo i risultati, a mio avviso notevoli, che ho ottenuto. (…)

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Echinocactus (Homalocephala) texensis, descrizione e cura del cactus “azzoppacavalli”

Un nome scientifico dibattuto e una sfilza di nomi comuni, o “volgari”: da “cactus testa di diavolo” ad “azzoppacavalli”, “puntaspilli del diavolo”, “cactus caramella” e altri ancora. Echinocactus texensis è una cactacea straordinaria, in parte ancora poco conosciuta e poco diffusa in coltivazione e tuttavia, a mio avviso, in possesso di tutte le caratteristiche che rendono un cactus degno di questo nome: aspetto compatto e tondeggiante, spine forti e colorate, bellissime fioriture, grande resistenza alla siccità e alta tolleranza al sole diretto così come alle basse temperature invernali. A questo si aggiungano frutti altamente decorativi di color rosso intenso (tra i più belli in assoluto tra quelli di cactus) e una relativa semplicità di coltivazione unita ad una grande predisposizione per la tecnica “wild”. Questo approfondimento è dunque pensato per iniziare a conoscere, classificare, descrivere e inquadrare l’Echinocactus (o Homalocephala) texensis fornendo consigli di coltivazione e curiosità sulla base della mia esperienza e di quanto compendiato in svariati testi dedicati alle cactacee.

L’articolo che segue è stato pubblicato sul numero di settembre 2021 (vol. 39) della rivista “Cactus World” edita dalla British Cactus & Succulent Society (BCSS). (…)

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