Rinvasare cactus: un esperimento con substrati diversi per capire come il terriccio influenza la crescita

I fattori fondamentali per la crescita di una pianta sono moltissimi: dall’esposizione, alle annaffiature; dalle fertilizzazioni alle temperature. Tra questi fattori, uno dei più importanti – quantomeno per cactus e piante succulente – è il substrato. Il terriccio ideale per i cactus deve avere almeno due proprietà: essere drenante e asciugare rapidamente. (…)

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Semina di cactus fuori stagione: un esperimento documentato in video

Se con la coltivazione “wild” si combattono preconcetti e idee consolidate riguardo alla coltivazione di cactus e succulente, in particolare per quanto riguarda terricci, esposizione e temperature, perché non applicare lo stesso concetto ad altri ambiti della coltivazione?

Alla semina, ad esempio. Parlo della semina a luce e calore naturali e non di quella in germinatoio, che si può fare sostanzialmente in qualsiasi periodo dell’anno, essendo a parametri (luce e calore) controllati. La semina “naturale”, invece, è tradizionalmente fatta nel periodo che va da fine marzo a tutto maggio, quando le temperature minime non scendono sotto determinati valori (10/11 gradi) e quando la luce solare, e in particolare il numero delle ore di sole, comincia a essere sufficiente. (…)

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Sei cactus uguali in tre terricci diversi: un test di coltivazione con Mammillaria hahniana

Nella coltivazione dei cactus, un po’ come con tante altre passioni nella vita, si possono avere due approcci: un approccio “statico”, diciamo “contemplativo” e “collezionistico”, e un approccio “dinamico”, sperimentale e ispirato ad una sempre maggiore comprensione di queste piante. In questo secondo approccio (che è quello che ispira da anni questa mia passione) si rivelano fondamentali lo studio di testi affidabili, il confronto con altri coltivatori e, soprattutto, la sperimentazione sul campo, ad esempio lavorando su terricci, esposizione, tecniche di coltivazione e altro ancora. Limitarsi a coltivare piante – succulente o meno – per anni e anni allo stesso modo, non modificare mai le tipologie dei terricci, l’esposizione o il metodo di coltivazione va benissimo, intendiamoci. Semplicemente, è perfetto per chi si limita ad apprezzare le piante dal solo punto di vista estetico o collezionistico e non ha particolari pretese. Va bene per chi non è interessato a saperne di più, insomma, e non è disposto a correre rischi pur di migliorare e comprendere meglio le piante stesse.

Scopo della coltivazione “wild” o “al naturale” è invece quello di ottenere esemplari il più possibile robusti e dall’aspetto simile a quelli in habitat (parlo di questa filosofia di coltivazione in questo articolo). Per fare questo, oltre a documentarsi e possibilmente viaggiare per osservare le piante in natura, è fondamentale cimentarsi in qualche esperimento ed essere disposti a mettersi in discussione continuamente, anche a costo di perdere qualche esemplare (non quelli di pregio, beninteso). Approfondiamo tutto in questo articolo. (…)

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Coltivazione spartana in pieno sole, e i risultati si vedono: piante sane e spine robuste

Coltivare i cactus è semplice ma coltivarli facendo sì che possano esprimere al massimo le loro potenzialità in termini di spine e fiori richiede una certa esperienza e alcune conoscenze di base. Un metodo di coltivazione molto efficace per ottenere esemplari robusti, piante sane e con spine spesse e forti è la coltivazione spartana, detta anche naturale o “wild”, che limita l’intervento umano al minimo indispensabile e fa sì che le piante assumano un aspetto simile a quello che hanno nei loro habitat.

Le temperature sono ancora sopra le medie stagionali, ma l’estate è sfumata e l’autunno è in marcia. Come ogni anno, alla fine di settembre ho cominciato a preparare la mia serra ai mesi freddi. Niente di trascendentale, giusto qualche lavoro di pulizia, trasloco di piante dall’esterno all’interno, un controllo all’impianto di riscaldamento e un paio di passate di rame a scopo preventivo per mantenere sane le piante. Il resto lo faranno le piante stesse, disidratandosi a seguito della sospensione delle annaffiature da metà settembre (d’ora in avanti annaffierò giusto qualche succulenta a foglia e, sporadicamente, CopiapoaEriosyce fino a fine ottobre) e cominciando a produrre il loro “antigelo” naturale all’interno dei tessuti e dei fusti. 

Questo è un buon periodo per verificare lo stato di salute delle piante e, nel mio caso, per “tirare qualche somma” sugli esiti della coltivazione spartana alla quale ho sottoposto diversi esemplari, come spiego nell’articolo che segue. (…)

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Irrobustire le spine delle cactacee: un piccolo esperimento con alcune semine di Ferocactus

In base alle esperienze di alcuni coltivatori, le piante del genere Ferocactus sembrano gradire l’aggiunta di materiale calcareo nella composta. A trarne beneficio sarebbero soprattutto le spine, che si irrobustirebbero sensibilmente rispetto a quelle di esemplari coltivati in terricci più “tradizionali”, ad esempio il classico mix pomice, lapillo, torba in parti uguali. Sulla base di questa considerazione ho voluto fare un piccolo esperimento con alcune mie semine di Ferocactus acanthodes (semi ricavati da un frutto secco preso da una pianta adulta durante un viaggio in Arizona) e Ferocactus latispinus. Gli acanthodes sono nati nel 2013, mentre i latispinus sono del 2010. Salvo per il terriccio della semina, che era a base di torba, pomice e ghiaietto, queste piante sono cresciute nella tradizionale composta con un 30% di torba fine e il resto pomice e lapillo in parti uguali. In genere utilizzo questo mix quando voglio aiutare le piante da semina a svilupparsi in tempi più rapidi, per poi passarle in quello che considero il mio “terriccio standard” a base di terra di campo, pomice, ghiaia e torba al 10%.

Nell’articolo che segue vediamo esattamente in cosa consiste questo mio esperimento, quale tipo di terriccio ho deciso di utilizzare e vediamo soprattutto i risultati con le foto scattate a due anni di distanza dal test. (…)

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