Cosa fare dopo aver comprato un cactus o una pianta grassa: pulizia delle radici e rinvaso

Ho finalmente trovato quell’esemplare di cactus che cercavo da mesi, oppure ho semplicemente comprato quella pianta grassa che ho visto per caso in un vivaio e subito mi è piaciuta. E adesso? La porto a casa e la metto accanto alle altre? La lascio in quarantena? La rinvaso, la sommergo di trattamenti contro parassiti, funghi, malattie varie? E questo blocco di torba in cui sono cementate le radici? Lo lascio, lo tolgo, come lo tolgo? Sono tante le domande che un appassionato alle prime armi si pone una volta acquistata una nuova succulenta. E’ a queste domande – che in molti mi avete posto con messaggi privati – che voglio rispondere con questo articolo dedicato ai meno esperti ma, ritengo, utile anche a chi magari coltiva cactus e piante grasse già da qualche tempo. Il discorso vale in particolare per le piante acquistate “in loco” e non online, dal momento che queste ultime in genere vengono spedite a radice nuda, ossia svasate e con le radici liberate dalla terra per ridurre il peso complessivo del pacco.

Non solo: il discorso vale, soprattutto, per le piante che abbiamo comprato presso garden o vivai non specializzati in succulente, sebbene le indicazioni siano comunque valide anche per piante provenienti da vivaisti specializzati, e questo per molte ragioni che vedremo nel corso dell’articolo. (…)

Per proseguire nella lettura dell'articolo Accedi o Abbonati
To continue reading the article LogIn or Subscribe

Naturale o “da balcone”? Ecco come cambia un cactus a seconda del tipo di coltivazione

Coltivare i cactus è, nel complesso, semplice. C’è però un’enorme differenza tra coltivare e far sopravvivere una pianta grassa e coltivarla in modo che possa esprimere al massimo le sue potenzialità. A titolo di esempio, la differenza tra un cactus coltivato in casa e un cactus coltivato in modo spartano, con molta luce e un corretto regime di irrigazioni è enorme. 

Quando si dice che una foto rende meglio di tante parole. In questo caso le foto sono tre, ma il concetto non cambia e la differenza tra un cactus coltivato in modo “naturale” o “wild” e uno coltivato “da garden”, sulla base di nozioni e convinzioni basilari è piuttosto evidente. Le piante in questione sono dei Ferocactus latispinus ottenuti da una mia semina del 2012. Da quella stessa semina ho ottenuto almeno una quarantina di piante. Negli anni alcune le ho cedute, ma la maggior parte è ancora con me e crescono meravigliosamente. E’ importante precisare che si tratta di piante nate da semi contenuti in un unico frutto (regalo di un caro amico), seminati lo stesso giorno e coltivati nel corso degli anni in identiche condizioni, ossia nella mia serra, in terriccio standard (pomice, lapillo e torba in parti uguali), annaffiati e fertilizzati con identica frequenza. Questo per dire che le condizioni di partenza, comprese quelle genetiche e compresa la mano del coltivatore, sono identiche. Eppure, come si vede dalla foto in alto, dove le tre piante (tre a caso delle circa venticinque che ho tenuto per me) sono affiancate, presentano differenze notevoli, quantomeno per l’occhio attento e per il coltivatore con un minimo di esperienza.

Vediamo allora come e perché differenti regimi di coltivazione, intesa nel suo complesso e non limitata al solo terriccio, influiscono così tanto sul risultato finale e fanno veramente la differenza tra un cactus cresciuto e coltivato in un qualsiasi garden o vivaio generico e un cactus coltivato da un appassionato o da un esperto. (…)

Per proseguire nella lettura dell'articolo Accedi o Abbonati
To continue reading the article LogIn or Subscribe

Lithops: particolarità e regole di coltivazione delle cosiddette “piante sasso” o “pietre viventi”

Restare indifferenti ai Lithops è impossibile. Queste piccole piante grasse sono un capolavoro della natura e somigliano in tutto e per tutto a sassi o ciottoli. Possono avere il fusto di vari colori e la parte superiore ha sempre dei disegni e delle puntinature affascinanti. Come si coltivano i Lithops? Conoscere le esigenze di queste piante è fondamentale perché i Lithops si coltivano in modo differente rispetto ai cactus e a moltissime altre succulente.

Conosciuti anche come “piante sasso” o “pietre viventi”, i Lithops sono un genere di succulente sempre molto apprezzato e diffuso in coltivazione e nelle collezioni. Si tratta effettivamente di piante di piccole dimensioni, molto particolari, esteticamente gradevoli e disponibili in una infinita varietà di colori e sfumature. Parlando di Lithops va chiarita subito una cosa: si tratta di succulente non cactacee. Queste piante, in altre parole, non rientrano nell’ampia famiglia delle Cactaceae (che comprende appunto i cactus), bensì in quella delle Mesembryanthemaceae. In realtà, secondo molti autori, ad oggi la famiglia delle Mesembryanthemaceae non esiste nemmeno più e i generi ad essa un tempo riconducibili vanno compresi nella famiglia delle Aizoaceae. Di questa vasta famiglia di piante succulente fanno parte moltissimi altri generi spesso diffusi in coltivazione o in natura anche in Europa, come Carpobrotus (i cui frutti commestibili sono detti anche “fichi degli ottentotti”), oppure Conophytum, Delosperma, Faucaria, Fenestraria, Lapidaria, Oscularia, Pleiospilos, Titanopsis e Trichodiadema.

Approfondiamo la conoscenza con il genere Lithops in questo articolo, in cui vedremo anche il particolare regime di coltivazione di cui hanno bisogno queste piante per poter vivere nel nostro emisfero. (…)

Per proseguire nella lettura dell'articolo Accedi o Abbonati
To continue reading the article LogIn or Subscribe

Perché dovrei abbinare dei cartellini a ogni cactus? Ecco un elenco di buone ragioni per farlo

Certo, dal punto di vista estetico un cartellino che spunta dal vaso non è il massimo, soprattutto se vogliamo fotografare quel cactus durante la sua splendida fioritura e nutriamo qualche velleità artistica. Tuttavia, c’è una lunga serie di buone ragioni per abbinare i cartellini alle nostre piante (“cartellinare” i cactus, dice qualcuno ricorrendo a un neologismo) o per conservare quelli che accompagnano le succulente che acquistiamo da vivaisti specializzati. Sì, perché sui cartellini (o “etichette”) che infiliamo nei vasi dei nostri cactus e delle nostre piante succulente non è detto che debba esserci scritto solo il genere e la specie di quella pianta: un sacco di altre utilissime informazioni possono essere annotate su questi piccoli “registri” mobili. Registri “al portatore”, si potrebbe dire, dal momento che i cartellini accompagnano la pianta negli anni e la seguono in ogni rinvaso, arricchendosi di informazioni che ci insegneranno moltissimo su quel particolare esemplare e, più in generale, sulla coltivazione di queste piante.

Ma andiamo per gradi e vediamo, in questo articolo, di capire cosa sono esattamente i cartellini, cosa possiamo annotarvi sopra e con quali strumenti e, infine, dove possiamo reperirli o come possiamo realizzarli direttamente con soluzioni alternative. (…)

Per proseguire nella lettura dell'articolo Accedi o Abbonati
To continue reading the article LogIn or Subscribe

Il “Fiore tra le Spine” riparte in abbonamento a tutela dei contenuti e contro i furbi del web

Alla fine del 2017, quando ho aperto questo sito, non immaginavo minimamente il grande successo che questi miei “appunti” avrebbero riscosso. In poco più di due anni il sito Il Fiore tra le Spine ha registrato oltre 207 mila accessi unici e più di 306 mila sessioni (visite) da tutta Italia e da moltissimi paesi nel mondo, dagli Stati Uniti al Giappone; dall’Europa all’Australia (i dati sono rilevati da Google Analytics). Tenendo conto del fatto che stiamo parlando di un blog specializzato in un settore assolutamente di nicchia, e non di tendenza come sport, moda, ecc., i numeri sono davvero incoraggianti.

Leggi tutto “Il “Fiore tra le Spine” riparte in abbonamento a tutela dei contenuti e contro i furbi del web”

Info utili e contatti
Pagamenti sicuri