Echinopsis Haku-jo, il cactus dalle origini misteriose: non esiste in natura ma spopola in commercio

E’ un po’ come quel lontano parente schivo e riservato: in famiglia tutti sanno che c’è, ma di lui, della sua storia, si sa poco o nulla. Chi coltiva cactus e piante succulente, chi è abituato a frequentare mostre-mercato di piante grasse, chi bazzica vivai ben riforniti, ne ha certamente osservato più di un esemplare. Molti appassionati ne hanno uno o più esemplari nella loro collezione di cactacee. Eppure, di questo Echinopsis Haku-jo si sa ben poco. Nei tanti testi dedicati alle cactacee (non solo in lingua italiana) la pianta compare spesso in fotografia ma le informazioni sono sempre scarne; online si trovano solo brevi schede sintetiche, quasi sempre a corredo degli esemplari in vendita. Per il resto, nulla. La storia di questa cultivar (pianta non esistente in natura ma ottenuta attraverso ibridazione e incroci da parte dell’uomo) resta avvolta nel mistero.

In questo articolo cerco di riassumere quello che ho imparato in anni di coltivazione e ciò che sono riuscito a sapere di questa intrigante cultivar di Echinopsis, la cui fioritura è tra le più bizzarre in tutta la famiglia delle cactacee (…).

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Johnstonianus, la specie più bella e ricercata di tutto il genere Ferocactus: un capolavoro della Natura

Grovigli viventi di spine incredibilmente intricate, “globi” avvolti da splendidi aculei di colore giallo intenso. Ecco come si potrebbero definire, forse sbrigativamente ma al tempo stesso realisticamente, i Ferocactus johnstonianus, una delle specie più apprezzate e ricercate tra gli appassionati del genere Ferocactus in tutto il mondo. Si tratta di piante relativamente poco diffuse e poco propagate, non facilmente reperibili in commercio e dalla crescita non veloce, e forse sono anche questi alcuni tra i fattori che contribuiscono ad alimentare il fascino dei johnstonianus. In questi giorni di rinvasi ho avuto modo soffermarmi su alcuni esemplari di questa specie che ho avuto alcuni anni fa dall’amico Francesco Soldi, coltivatore di grande esperienza soprattutto per quanto riguarda il genere Ferocactus, sebbene oggi si stia concentrando sul genere Echinocactus e in particolare sulla specie horizonthalonius. Ebbene, le piante che ho preso da lui alcuni anni fa sono cresciute inizialmente molto lentamente – colpa soprattutto mia, perché ho rinviato a lungo il rinvaso e ho usato un substrato eccessivamente povero – ma negli ultimi due anni, complice anche un substrato leggermente più ricco, hanno recuperato e oggi si presentano ben caratterizzate e proporzionate e stanno cominciando a mostrare tutto il loro potenziale.

In questo articolo ecco un approfondimento su questa splendida specie. (…)

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Armatum e bozsingianum: due delle varietà più “cattive” del genere Gymnocalycium

Se amate le cactacee con spine robuste, lunghe e appariscenti, il genere Gymnocalycium non sarà certamente la vostra prima scelta. Vi butterete (metaforicamente, s’intende) piuttosto su generi come Ferocactus ed Echinocactus, giusto per citare i più “agguerriti”. Come in ogni cosa, però, anche nelle piante troviamo la regola e l’eccezione e la variabilità delle specie di cactacee è notevole. E’ così che, anche restando in generi dove le spine non rappresentano il punto di forza, si potranno avere singole specie con spine di tutto rispetto. Qualche esempio? Mammillaria e Parodia (=Notocactus) sono generi con un’infinità di specie e accanto a piante con spine sottilissime e corte (Mammillaria candida) potremo avere piante con spine massicce, impressionanti (Parodia maassii). Un genere in cui questa “ricchezza” è facilmente riscontrabile è quello dei Gymnocalycium. La maggior parte delle specie ha aculei sottili, piccoli, poco significativi (G. bruchii, G. denudatum, G. stellatum, ecc.), ma non mancano specie dotate di spine in grado di reggere tranquillamente il confronto con un Echinocactus. Le prime a venirmi in mente sono spegazzinii, cardenasianum, castellanosii e guanchinense. Se amate le piante “cattive”, con queste andate sul sicuro.

In questo articolo vediamo più in dettaglio le due specie, con le relative varietà, che mi è capitato di rinvasare in questi giorni: cardenasianum e castellanosii, e cerchiamo anche di capire come coltivarle facendo sì che le loro spine crescano all’altezza della loro fama. (…)

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Pediocactus, genere poco diffuso ma ideale per la coltivazione all’aperto anche in inverno

Per chi apprezza la coltivazione “wild”, ossia spartana e volta a ottenere esemplari simili a quelli in habitat, il genere Pediocactus è ideale. Le specie appartenenti a questo genere sono di piccole dimensioni e non richiedono dunque grandi spazi, inoltre regalano facilmente fioriture abbondanti e molto vistose. Soprattutto, si prestano alla coltivazione all’esterno anche in condizioni proibitive per molte altre cactacee. Anche qui nel Nord Italia, ad esempio, è possibile tenere all’esterno i Pediocactus tutto l’anno, esposti a tutte le intemperie. Dunque in terriccio bagnato anche durante i mesi invernali e senza correre il rischio che le piante marciscano o soffrano, anzi.

Tutto questo con alcune accortezze che vediamo in dettaglio nell’articolo che segue. (…)

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Titanopsis calcarea, una succulenta a fioritura invernale con regole di coltivazione particolari

Dalla metà di dicembre all’inizio di gennaio è tempo di fioritura per una pianta succulenta piuttosto diffusa e molto apprezzata dal punto di vista estetico: Titanopsis calcarea. L’aspetto delle foglie, la loro disposizione, il colore e i rilievi puntiformi (simili a verruche) sulla superficie carnosa delle foglie stesse fanno di questa pianta  una piccola roccia vivente, al pari con i Lithops. E non è un caso che il nome Titanopsis derivi dall’unione dei termini greci “titanos” (inteso come “gesso”, “calce”) e “opsis“, ossia “aspetto”. Insomma, pianta dall’aspetto di una roccia calcarea o di un “grumo di terra” (l’efficace definizione è di Giuseppe Lodi), potremmo definirla. Il genere Titanopsis appartiene alla famiglia delle Aizoaceae (ex Mesembriantemaceae) ed è originario dell’Africa del Sud, in particolare della Namibia e della Provincia del Capo. La coltivazione di queste piante, e nello specifico della Titanopsis calcarea, richiede qualche accorgimento particolare rispetto a quelli che riserviamo alle cactacee.

Entriamo in dettaglio e conosciamo meglio questa pianta e le sue esigenze nell’articolo che segue (….).

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