Il rinvaso di cactus e succulente: in quale periodo farlo, come procedere e quali accorgimenti usare

Come rinvasare i cactus e le piante grasse? Quando rinvasare le succulente? Come procedere e cosa fare subito dopo il rinvaso? Queste sono alcune delle domande più frequenti tra chi coltiva i cactus e le piante grasse. Il rinvaso, detto anche travaso, è infatti un elemento molto importante per la corretta crescita della pianta ed è importante saper dare una risposta a tutti questi quesiti.

C’è chi rinvasa, di principio, ogni anno e chi rinvasa all’occorrenza, quando una pianta mostra segni di sofferenza o quando il vaso è diventato troppo piccolo rispetto al fusto. Le ragioni alla base del rinvaso (o travaso, come si dice in alternativa) di un cactus o di una pianta grassa possono essere tantissime e ogni coltivatore ha le sue regole. Per quanto mi riguarda, non ho “scadenze fisse”: valuto pianta per pianta cercando di capire se sia necessaria nuova terra e più spazio. Rinvaso le mie succulente quando vedo che il vaso è ormai troppo piccolo, quando ritengo che la terra sia sfruttata o quando voglio far crescere più rapidamente determinati esemplari. Se è vero che molte piante vivono tranquillamente nello stesso contenitore per cinque o sei anni (in molti casi anche di più!), è altrettanto vero che rinvasi frequenti (diciamo una volta l’anno o ogni due anni) contribuiscono a velocizzare la crescita dei cactus, in particolare delle piante giovani e di generi che col tempo assumono dimensioni notevoli, come Echinocactus e Ferocactus. Rinvaso anche quando noto che un soggetto è bloccato da tempo e non cresce o non produce nuove spine. Questa può infatti essere la spia che qualcosa, a livello radicale, non va. Una pianta inchiodata o che nonostante le annaffiature non si rigonfia, o, ancora, una pianta che perde colorazione (manifestando ad esempio una carenza di magnesio che nemmeno la fertilizzazione è in grado di risolvere) può essere letteralmente salvata da un rinvaso accompagnato dalla pulizia delle radici e dall’apporto di nuova terra.

Vediamo allora in questo articolo in quale periodo è meglio rinvasare le piante grasse, quali vasi scegliere (quadrati, rotondi, di cotto o di plastica), come controllare le radici e come procedere in concreto. (…)

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Terra, terriccio, composta, mix: in altre parole, il substrato per cactus e succulente

Torba, pomice, lapillo, sabbia, quarzite, ghiaia, zeolite, akadama, terra di campo sono tutti materiali idonei alla realizzazione di un buon substrato per la coltivazione di cactus e piante grasse in generale. Esistono però infinite possibilità per arrivare alla realizzazione di un substrato ottimale per le piante grasse: è quello che vedremo in dettaglio in questo articolo, rispondendo così ad alcune delle domande più frequenti nella coltivazione di queste piante, ossia “quale è il terriccio giusto per i cactus?”, “come si realizza il substrato ideale per le piante grasse?”, “quale terriccio per i cactus”, “di quali substrati hanno bisogno i cactus?”.

Sarò tranchant, ma voglio sgombrare subito il campo da equivoci e falsi miti: la terra giusta per i cactus non esiste. Esistono tanti tipi di terricci (o composte, substrati, miscele, la sostanza non cambia) e ci sono generi che prediligono determinate sostanze e altri che ne richiedono altre ancora. Stabilito questo e depennata una delle prime Faq (Frequently Asked Questions) del cactofilo alle prime armi – «Quale è la terra migliore per i miei cactus? – si può dire che da una parte ci sono le caratteristiche che un buon terriccio per cactus deve necessariamente avere, ossia una buona capacità di drenaggio e una bassa percentuale di materiale organico (ad esempio torba o humus di lombrico); dall’altra le esigenze delle singole piante, che possono variare sensibilmente da genere a genere e da famiglia a famiglia (le esigenze in fatto di terriccio di un cactus, ad esempio, possono essere molto diverse rispetto a quelle di una Crassula o di un’Agave).

Vediamo in questo articolo quali sono i migliori substrati per la coltivazione di cactus e piante grasse sulla base della mia esperienza e a seguito di prove e sperimentazioni con varie miscele nel corso degli anni. Nell’articolo vengono descritti nel dettaglio i vari substrati con le percentuali e i dosaggi dei singoli materiali (come pomice, torba, lapillo, sabbia, perlite, ecc.) che dovranno essere assemblati per arrivare al terriccio finale. (…)

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La torba è davvero un killer di cactus? Miti e conferme sui materiali di coltivazione

Il terriccio, detto anche substrato, è l’insieme di vari materiali che serve per mettere a dimora una pianta in vaso. Per i cactus e per le piante grasse esistono moltissimi terricci, anche perché queste piante sono molto adattabili. In commercio sono reperibili terricci pronti all’uso ma ogni coltivatore con un minimo di esperienza sa che la cosa migliore è realizzare direttamente il substrato adatto per ogni tipologia di pianta succulenta partendo dai singoli materiali.

Dunque, ci metto il lapillo o solo la pomice? La torba è davvero un demonio ammazza-cactus, così come si sente dire in giro? Ma allora com’è che i vivaisti coltivano in torba quasi al 100% e non passano le giornate a contare i morti in serra? E’ un campo (e il termine ci sta tutto) sterminato, quello dei materiali e degli elementi che possono finire in una composta per cactus e piante grasse. Un campo sterminato in primo luogo perché le variabili sono infinite e vanno dai regimi di coltivazione, ai fattori ambientali, alla latitudine, fino alla tipologia di pianta (ci sono differenze tra le esigenze, in termini di substrato, tra una caudiciforme e un cactus, per esempio). Poi perché gli stessi elementi, si pensi alla terra di campo, possono variare immensamente tra loro. Ad esempio in base alla zona di “prelievo”: chiaro che la terra della Pianura Padana non può avere le stesse caratteristiche chimiche di quella di una certa zona della Bolivia, per dirne una. Sicché, come ci si orienta tra i tanti elementi e materiali che possiamo reperire – alcuni facilmente, altri meno – per poi miscelarli e realizzare una buona composta? Una prima risposta, banale finché vogliamo ma sempre sensata, è l’esperienza. L’osservazione diretta. La sperimentazione, insomma. Un’altra risposta banale e forse proprio per questo spesso lasciata cadere nel vuoto è la conoscenza. Conoscenza delle proprietà dei singoli “ingredienti” che vanno a creare il substrato e conoscenza delle esigenze della singola pianta.

Ecco allora, nell’articolo che segue, una panoramica di alcuni elementi che nel corso degli anni ho usato nelle mie miscele: alcune studiate, frutto di confronto con amici coltivatori o di letture di libri scritti da attendibili cactofili, altre incoscientemente (o criminalmente?) assemblate con lo scopo di testare il livello di sopportazione di questa o quella pianta. Lascio a un post specifico l’approfondimento dei substrati. (…)

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Come coltivare cactus e succulente e non ritrovarsi con “palloncini” gonfiati

Come coltivare i cactus? Come coltivare le piante grasse? Quali differenze intercorrono tra i cactus e le piante succulente? Sono queste le prime domande, naturalmente, che si pone chi si avvicina per la prima volta a questo affascinante mondo. In questo articolo vediamo nel dettaglio tutti i fattori di coltivazione dei cactus e delle piante grasse, partendo dal metodo cosiddetto “wild” o “naturale”.

Coltivazione naturale dei cactus e delle piante grasse (o coltivazione “wild”, secondo una felice definizione) significa anzitutto, per come la intendo io, rispettare le piante. In altre parole, non chiedere loro di essere quello che non sono – ad esempio “palloncini” verde smeraldo con spine sottili, da posizionare accanto al pc di casa – bensì assecondarne le esigenze tentando di garantire loro condizioni il più possibile simili a quelle di cui beneficiano in natura. Scopo di questa tecnica di coltivazione è quindi quello di ottenere esemplari di cactus e succulente (per quanto possibile) simili a quelli che si possono osservare nei luoghi d’origine come Messico, Sud degli Stati Uniti, Bolivia, Argentina, Cile, ecc. Non solo: molti coltivatori “wild” si spingono oltre e cercano di creare attorno alle piante anche un piccolo “landscape” naturale, andando a documentarsi sui materiali presenti negli areali di origine per trovarne di simili nei dintorni delle zone in cui vivono. Diciamo che questa è l’interpretazione più “radicale”, e forse anche la più corretta da un punto di vista “filologico”.

Si cerca, in sostanza, di riprodurre l’habitat attraverso le tecniche di coltivazione ma anche attraverso i materiali, che si vogliono in linea con quanto è presente in natura, e l’ambientazione finale. Approfondiamo l’argomento affrontando tutto ciò che è bene sapere per coltivare cactus e piante succulente (…).

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