Come riprodurre i cactus e le piante succulente per talea e in quale periodo dell’anno procedere

Se la riproduzione dei cactus attraverso la semina è la modalità in grado di assicurare le maggiori soddisfazioni, la riproduzione per talea è senz’altro la via più veloce e semplice, oltre a essere quella che consente, all’occorrenza, di salvare piante particolari ottenendo dei perfetti cloni. Della semina ho scritto diverse volte e trovate tutto nell’apposita sezione di questo sito. Della riproduzione per talea scrivo in questa occasione cogliendo l’opportunità dal salvataggio di alcuni polloni che ho effettuato su una pianta prossima a morire.

Vediamo allora in dettaglio tutto quello che c’è da sapere sulla riproduzione per talea, come effettuarla, che substrato usare e soprattutto in quali periodi dell’anno procedere. (…)

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Settembre è un ottimo mese per tutti i cactus, ma attenzione alle giuste cure in vista dell’autunno

Anche al Nord Italia, settembre è solitamente un buon periodo per cactus e piante succulente in generale. Le temperature si abbassano sensibilmente, la luce è ancora abbondante e molte piante riprendono a vegetare dopo il rallentamento o la stasi di agosto, quando le massime sono molto elevate e diverse succulente si fermano per risparmiare energie. Settembre è però un mese importante anche in vista della stagione autunnale e invernale, quando cactus e piante grasse bloccano del tutto la vegetazione e si concedono un lungo periodo di “riposo” in attesa della nuova stagione di crescita. E’ dunque importante accompagnare le piante in questo loro percorso ed effettuare i giusti trattamenti per arrivare all’autunno con esemplari in salute e pronti ai mesi di siccità. Fondamentale, ad esempio, è il regime di irrigazione in questo periodo.

In questo articolo vediamo quello che c’è da fare in questo mese per mantenere cactacee e succulente in perfetta salute e prepararle all’inverno riducendo il rischio di marciumi e perdite. (…)

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Preparare cactus e piante grasse alla primavera: esposizione, concimazione, ecco cosa fare

Sgargianti fioriture, nuove e carnose foglie, brillanti spine che spuntano dagli apici vegetativi: per le piante succulente la primavera rappresenta una vera e propria rinascita. La stasi vegetativa che caratterizza l’inverno della maggior parte delle famiglie succulente termina tra la seconda metà di febbraio e l’inizio di marzo, quando le piante riprendono gradualmente a vegetare e riattivano l’apparato radicale. Per alcune famiglie la ripartenza è evidente: è il caso delle Cactaceae, che già a partire da febbraio mostrano nuove spine e, in molti casi, i primi bocci floreali (generi come Stenocactus, molte specie di Turbinicarpus, alcune Mammillaria, ecc.). Anche molte succulente a foglia, come Crassula, Echeveria, Portulacaria, Aloe, Adenium, si fanno notare producendo nuovi getti, nuovi rami e foglie. In altri casi la ripresa è meno evidente, come per le specie della famiglia delle Agavaceae, che formano lentamente nuovi getti al centro della rosa apicale, destinati a farsi notare solo nell’arco di qualche mese, quando avverrà la separazione delle foglie vere e proprie. Che la ripresa sia repentina e appariscente oppure lenta e dissimulata, nel mese di marzo è importante dedicare alle succulente qualche cura in più: in questo modo sarà possibile avere piante sane e robuste e in grado di esprimere al massimo il loro potenziale in termini di sviluppo e fioritura.

Vediamo in questo articolo tutto quello che possiamo fare in questo periodo dell’anno, in particolare se non abbiamo una serra e coltiviamo sul davanzale, sul balcone, su una terrazza o direttamente in giardino. Non senza un’avvertenza: qualunque cosa ci sia da fare, con le succulente e con i cactus in particolare non bisogna avere fretta: fretta di annaffiare, fretta di effettuare trattamenti, fretta di spostare le piante… Farsi prendere dalla fretta, dall’ansia, dalla paura di sbagliare qualcosa, è il modo migliore per incappare in errori. Vediamo allora come evitarli. (…)

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Anomalie dei cactus, mostruosità, crestature e variegature: cosa sono e perché si formano

Mostruosità, fasciazioni, crestature, variegature: sono tanti i termini con i quali si individuano particolari anomalie nelle piante. Qui parliamo, in particolare, delle piante succulente e dei cactus, comunemente detti crestati o mostruosi, ma questo fenomeno è comune in tutto il regno vegetale e può interessare il fusto, le foglie e anche i fiori. Dal punto di vista scientifico si parla di “teratologia“, ricorrendo a un termine coniato nel 1832 per indicare lo studio di quelli che possiamo definire “mostri” nel regno vegetale e animale, ossia esemplari difformi e con caratteristiche particolari rispetto a quelle “tradizionali” di quel genere o di quella specie. Se i fenomeni teratologici che possono interessare le piante grasse sono svariati, due in particolare sono quelli più ricorrenti e addirittura apprezzati da molti collezionisti di cactus e succulente: le fasciazioni (o crestature) e le variegature. Questa macro-suddivisione, a mio avviso condivisibile, è quella adottata da Gordon Rowley nel suo volume del 2006, “Teratopia“. Altri autori, talvolta in modo più confuso, parlano indistintamente di esemplari “mostruosi”, o di “proliferazione” riferendosi a esemplari di cactacee o succulente che presentano caratteri anomali rispetto a quelli tipici della specie.

Affrontiamo l’argomento in dettaglio nell’articolo che segue, corredato da foto esemplificative. (…)

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Lophophora williamsii, il cactus “fuorilegge” in Italia: facciamo chiarezza sulla normativa

Sì, si può coltivare ma non vendere. No, non si può coltivare né vendere. Sì e no: si possono coltivare solo esemplari giovani perché dopo sette o otto anni la pianta produce la famigerata mescalina e diventa illegale (quindi va incenerita???). Sì, si può tenere ma solo se acquistata prima del 2006, perché è da quell’anno che la pianta è stata inserita nel testo unico sulle droghe. Sulla coltivazione della Lophophora williamsii, cactacea conosciuta anche come “peyote”, negli ultimi anni in Italia si è detto di tutto e il contrario di tutto e questo anche perché, come spesso accade, la nostra normativa è farraginosa, lacunosa, oscura e, dal punto di vista logico, talvolta anche poco coerente. Ad esempio: nelle tabelle allegate al testo di legge italiano sulle droghe si parla della sola Lophophora williamsii, quando gli esperti di cactus sanno benissimo che di Lophophora, oltre alla williamsii, esistono diverse altre specie: decipiens, diffusa, fricii, koehresii, alberto-vojtechii.

Per un genuino appassionato di cactacee, il genere Lophohpora è certamente tra i più interessanti ed affascinanti. A maggior ragione il veto posto sulla commercializzazione e sulla coltivazione di questa pianta è un peccato dal punto di vista strettamente botanico, anche perché questi cactus hanno un aspetto molto accattivante, con fusti globosi di un bel colore azzurro/verde, privi di spine e con ciuffi lanosi in corrispondenza delle areole. I loro fiori sono piccoli e di colore solitamente rosa pallido (in alcune specie sono di colore fucsia o giallastro) e sbocciano all’apice per tutta l’estate.

In questo articolo vediamo in dettaglio cosa dice esattamente la normativa italiana sulla Lophophora williamsii affidandoci alle fonti ufficiali e conosciamo meglio questo particolare genere di cactacea. (…)

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